Futuro da scrivere per l’ex portiere nerazzurro Handanovic, oggi collaboratore e osservatore ma con il sogno di diventare allenatore delle giovanili come aveva fatto Chivu
Aveva salutato il calcio giocato in grande stile come fanno soltanto le vecchie bandiere, accerchiato dal profondo amore e dal rispetto che il popolo nerazzurro gli ha sempre mostrato nelle lunghissime stagioni vissute all’Inter come primo portiere a capitano.
Quel che Samir Handanovic ha poi deciso di percorrere subito dopo è stato un principio di percorso diretto verso l’approfondimento e lo studio delle proprie conoscenze in ambito gestionale, a cui poter unire il bagaglio delle esperienze maturate sul campo in carriera. Senza però distaccarsi dagli stessi colori che lo hanno accompagnato finora: il nero e l’azzurro dell’Inter, restando insieme vicini e reciprocamente dipendenti.
Da un lato perché come detto, Handanovic non ha voluto prendersi momenti di pausa come spesso accade in tali scenari post-ritiro. Dall’altro perché alla stessa Inter avrebbe fatto comodo un ex portiere della sua caratura muoversi in giro per l’Europa alla ricerca di nuove figure da poter annettere al reparto giovanile che verrà. O comunque, come nel caso di alcuni profili sondati nei Paesi Bassi e in Belgio, da poter suggerire allo stesso Simone Inzaghi per il benessere della Prima Squadra.
Ebbene Handanovic ha raccolto tutto questo e intende farne tesoro. Soprattutto perché il suo percorso di crescita nell’ambito manageriale è destinato a proseguire con un ulteriore passo in avanti, relativo al suo coinvolgimento come allenatore del settore giovanile.
L’idea è questa: poter entrare a far parte del club nerazzurro, ancora una volta, ma non nelle vesti di osservatore o collaboratore esterno come fatto finora. Un anno di esperienze all’estero per seguire le anche gesta di allenatori più virtuosi o anziani di lui nel ruolo al fine di gettare basi solide nel portfolio da allenatore. Poi farà rientro a Milano e tenterà l’avvio nell’Under-15 o nell’Under-16 nerazzurra. Segnate tutti il suo nome perché da qui in avanti se ne parlerà molto. E chissà che non possa diventare persino l’erede di Cristian Chivu un giorno nella gestione della Primavera. Troppo presto per dirlo, in ogni caso.
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