Tutti a parlare di un grosso rimpianto per l’Inter: Simone Inzaghi può davvero rimproverarsi qualcosa in questa stagione?
Anche quando si è forti, ben allenati e ben messi in campo, non c’è mai sicurezza della vittoria. E il calcio è bello proprio per questo, perché ogni partita è una storia a sé, in cui entrano in gioco tante altre variabili importanti. A cominciare dagli avversari, che possono essere in giornata e avere il vento in poppa.
Suona banale, ma non è un concetto così chiaro a tutti i tifosi. Di certo uno come Inzaghi, dopo tre anni di Inter, ha capito che la perfezione è un ideale impossibile da raggiungere. Che non bastano idee di gioco, qualità, preparazione tecnica ed esperienza. E meglio ancora lo ha capito Diego Simeone, che dal 2027 non arriva alle semifinali in Champions.
Anche quest’anno l’Atletico è inciampato sul più bello. Sulla carta, aveva la qualificazione in pugno. Di fronte si trovava un Borussia Dortmound non irresistibile e partiva dal 2-1 dell’andata. Il ritorno è finito come nessuno si aspettava: con un 4-2 a favore dei tedeschi.
E ora in tanti credono che per l’Inter sia giusto parlare di un rimpianto Champions. Ma cosa significa che l’Atletico, ai quarti, dopo aver eliminato proprio i nerazzurri, si sia fatto buttare fuori dal Borussia? Tale fatto dimostra in qualche modo che l’Inter avrebbe potuto sbaragliare i tedeschi e poi avviarsi anche quest’anno verso la finale (che probabilmente sarebbe stata la stessa dell’anno scorso)?. La risposta è no.
Simeone ha preso quattro goal dal Dortmund peggiore degli ultimi dieci anni, si legge sui social. Un Dortmound che era pure senza Haller. E il Cholo, proprio come Inzaghi, non ha saputo capitalizzare al massimo la superiorità dimostrata all’andata. Questi tre giudizi appaiono sensati e fino a un certo limite inconfutabili.
Facendo il confronto delle rose, non è ingiusto dire che il club spagnolo sia superiore al teutonico. Ma come dicevamo all’inizio, il calcio non è fatto di dati certi e di facili equivalenze. Le ipotesi e il senno di poi contano zero.
Rimpianto Champions per l’Inter: le vere responsabilità di Inzaghi
Ipoteticamente, l’Inter avrebbe potuto vincere con più goal di scarto l’andata degli ottavi contro l’Atletico, e avrebbe potuto battere il Borussia. Sempre ipoteticamente avrebbe affrontato il PSG in semifinale e forse sarebbe anche potuta arrivare di nuovo in finale… Ma purtroppo non è stato così. Per quale motivo?
In tanti danno la colpa ad Arnautovic e Sanchez. Oppure a Inzaghi, che ha impostato male il ritorno a Madrid, chiudendosi troppo presto in difesa. O che ha fatto poco turnover in campionato, arrivando con la squadra spompata al ritorno della sfida con Simeone.
Si dimentica però che l’Inter è stata sul 2-0 complessivo al 33′ del ritorno con l’Atletico. E che Thuram e Barella si sono mangiati 2 goal sul 1-1. L’Inter non è uscita per colpa di Inzaghi, né per colpa di Marko Arnautovic (che ha segnato all’andata e al ritorno non c’era).
E se ci fosse stato Dzeko?
Sì, l’austriaco ha sbagliato varie occasioni prima di metterla dentro, ma chi ci dice che l’Inter avrebbe continuato a spingere dopo aver fatto l’1-0 e che il risultato finale sarebbe stato un altro? Non è stato preciso, ma in 45′ Arnautovic ha creato più di Lauti e Thuram in due partite.
Di base, chi vuol arrivare in finale in Champions League deve avere una rosa lunga e almeno due o tre campioni in panchina. Sanchez e Arnautovic hanno faticato a farsi valere anche in Serie A, chiamando Lautaro e Thuram agli straordinari. Anche per questo, l’Inter si è presentata agli ottavi con gli attaccanti stanchi. Ma, in quest’ottica, bisogna solo ringraziare il cielo che i titolari siano stati abbastanza e in forma bene per tutta la stagione.
Con uno come Dzeko (già a 20 goal stagionali in Turchia) in panchina, la partita in Champions sarebbe potuta andare diversamente? Il bosniaco è il vero rimpianto dell’Inter? Non è detto, ma di certo una terza punta di livello avrebbe aiutato.
Detto ciò, appare chiaro che l’Inter sia ormai cotta fisicamente. Quindi non è affatto detto che battendo l’Atletico sarebbe riuscita a reggere il confronto con il Borussia e poi con il PSG. Un’Inter in forma e con tutti a disposizione non dovrebbe aver paura di nessuna di queste tre squadre, ma per puntare alla seconda stella, e per via della panchina non sempre affidabile, Inzaghi ha dovuto spremere bene una rosa che era stata costruita per reggere il doppio impegno.