Lo storico medico sociale dell’Inter ha evocato il problema di una tibia rotta per un giocatore indispensabile a Inzaghi: cos’è accaduto
L’Inter gode da decenni della fondamentale collaborazione del dottor Pietro Volpi, un responsabile assai speciale, per molti versi insostituibile. Un medico sociale prezioso perché totalmente addentro la questione calcistica: a differenza di molti suoi colleghi, Volpi è stato innanzitutto un calciatore professionista. Durante la sua carriera calcistica si è però diplomato al liceo classico e poi laureato in medicina.
Appesi gli scarpini al chiodo, si è specializzato in medicina sportiva e si è poi legato all’Inter, club che gli ha permesso di lavorare a molti casi particolari. Da Ronaldo a Kanu, da Roberto Baggio a Eriksen, giocatori che nel corso della loro carriera hanno avuto a che fare con serissimi infortuni e che si sono totalmente affidati alla competenza dello staff medico nerazzurro.
Ancora oggi, dopo anni di lavoro indefesso, Volpi cura l’integrità fisica dei calciatori interisti. Nel corso di una recente intervista rilasciata al Giorno, Volpi ha parlato del suo rapporto storico col club nerazzurro, spiegando quant’è importante poter prevenire infortuni e affaticamenti. Il dottore è consapevole dell’importanza del suo ruolo. E lo è anche l’Inter, che investe tanto nel settore, sapendo di poter avere un ritorno sotto forma di risultati. “Quando Spalletti era all’Inter“, ha raccontato Volpi, “disse che il ruolo di un medico era importantissimo, e che poteva valere 6-7 punti. Non sono pochi direi…”
Il successo dell’Inter di Simone Inzaghi si deve anche allo stato di forma di alcuni uomini chiave. L’Inter ha potuto contare per quasi tutta la stagione su Lautaro, Thuram, Mkhitaryan, Barella, Dimarco e altri giocatori imprescindibili. Per Volpi, però, oltre al lavoro di prevenzione conta anche la tempra del giocatore.
In questo senso, Mkhitaryan è un giocatore simbolo: un imprescindibile per Inzaghi, dal punto di vista tattico, ma non solo. L’armeno ha stupito tutti. Quando è arrivato dalla Roma, in tanti si aspettavano poco più di un’utile riserva. E invece è riuscito a rispondere sempre presente con grandi prestazioni, sotto tutti i punti di vista. A cominciare da quello fisico.
Un profilo di elevata integrità psico-fisica, quello dell’armeno. E il primo a riconoscerlo è appunto Volpi che lo descrive come un giocatore simbolo di longevità. Un campione sia per risposte fisiche che tecniche e un professionista esemplare. “Ma come lui ce ne sono tanti altri: contano riposo, nutrizionistica, rispetto delle regole. La vittoria è sempre frutto di una cultura sportiva appropriata“.
Volpi ha anche parlato di Marotta, che conosce da molto tempo. L’ad dell’Inter, tanti anni fa, giovava nelle giovanili del Varese, mentre Volpi era già in prima squadra: “Ci siamo ritrovati all’Inter: lui è una figura importantissima nella crescita del club“.
L’intervista ha inevitabilmente ripercorso alcuni dei casi ormai storici che Volpi ha dovuto trattare come medico sociale nerazzurro. Su tutti, quello di Kanu e quello di Ronaldo il Fenomeno. “Kanu fu un miracolo della medicina sportiva, nel 96-97 fu sottoposto a intervento chirurgico al cuore che gli consentì di tornare a giocare, una cosa impensabile“, ha raccontato il dottore.
“Quello di Ronaldo invece fu un caso molto sofferto, avevamo il più grande giocatore al mondo, però soffriva al tendine rotuleo che si ruppe. La moderna chirurgia avrebbe consentito recuperi più rapidi”. Dopodiché, Volpi ha parlato pure di Eriksen, spiegando in che modo il danese sia riuscito a sopravvivere e a tornare in campo sfruttando tutta la tecnologia moderna, anche il soccorso. “Grazie a questo è tornato in campo, purtroppo non in Italia dove le leggi sono più restrittive”.
Rispetto alla tenuta fisica e alla resistenza dei giocatori con cui ha lavorato, oltre a Mkhitaryan, il medico sociale nerazzurro ha voluto citare altri due casi: “Chi avrebbe giocato anche con una tibia rotta era Simeone. La sua carriera da allenatore non mi stupisce. Se parliamo di disponibilità, invece, dico Roberto Baggio. Ha avuto gravi infortuni da giovane, non so come abbia potuto scendere in campo con quelle ginocchia fino a 36 anni vincendo anche il Pallone d’Oro“.
Volpi ha poi confrontato Conte e Inzaghi, i due ultimi allenatori nerazzurri. “Due grandi professionisti, li accomuna la grande capacità di gestire il gruppo. E se sai come gestire gli uomini hai già in mano una buona parte di vittoria“.
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