Aveva detto che avrebbe spiegato le ragioni del suo addio all’Inter: ma finora Lukaku si è limitato a riferimenti vaghi
Parlerò, spiegherò, vi farò capire come stanno davvero le cose… Ma intanto è passato un anno e l’unica cosa chiara è che Romelu Lukaku, a un certo punto, si è sentito poco importante all’Inter e che panchinato in finale di Champions ha deciso che per lui era troppo e che non avrebbe mai più potuto giocare per Simone Inzaghi.
Chissà come mai, quando si tratta di trattare cose passate o di ragionare sul futuro, Lukaku parla solo quando è fisicamente lontano dall’Italia. Anche stavolta, la lingua gli si è sciolta nel ritiro Nazionale del Belgio. Parlando del proprio futuro, con un mirabile artificio retorico, l’attaccante ha esordito dichiarando che a molte persone piace parlare a vuoto.
“Forse succede perché non ho un mediatore“, ha chiarito Lukaku. “Ma deciderò io. Ho il controllo della mia situazione. Farò la mia scelta, e una volta che la spiegherò tutti saranno d’accordo con me“.
Proprio collegandosi a questo appiglio contenutistico, il belga ha deciso di mandare un altro messaggino ambiguo al club nerazzurro: “Ogni volta che ho deciso di restare o di andar via da una squadra l’ho fatto tenendo in considerazione alcuni fattori, per esempio il rapporto con l’allenatore, e alla fine si è rivelata la scelta giusta. È come avere una relazione con una donna. Se non facciamo più clic, perché stare insieme?”
Quindi fra Lukaku e Inzaghi si era rotto qualcosa. Quando? Il belga ha passato metà stagione ai box per un infortunio, e quando è tornato a disposizione ha subito ottenuto spazio in squadra, nonostante uno stato di forma non ottimale. Inzaghi lo ha aspettato e protetto, senza mai puntargli il dito contro per i tanti goal sbagliati. Per Lukaku l’addio all’Inter è stata la cosa più giusta da fare. Questo è quello che ha voluto dire.
Che cosa bisogna pensare? Che se n’è andato perché non giocava abbastanza? Perché non riusciva a esprimersi al meglio nello schema di gioco di Inzaghi? Perché l’allenatore non lo metteva al centro del progetto? A quanto sappiamo, l’estate scorsa, l’unica richiesta di Inzaghi alla dirigenza è stata quella di trattenere Lukaku. Ed è per questo che Dzeko non ne è stato rinnovato.
Col senno di poi, simili dichiarazioni ci aiutano forse a capire il senso di certi comportanti in campo del belga con la maglia nerazzurra. Tutti, lì per lì, pensammo a espressioni di leadership o a chiari segnali di attaccamento ai colori. E invece erano soltanto manifestazioni di narcisismo: Lukaku faceva l’offeso e battibeccava con i compagni o con gli avversari, esultava polemicamente e faceva il muso lungo fuori dal campo.
Sarebbe sbagliato ora parlare di abbaglio collettivo o dire che Lukaku non abbia mai fatto il bene dell’Inter. Anche nella sua ultima deludente annata a Milano, a fine stagione aveva dimostrato di poter fare ancora la differenza. Il problema è stato il protagonismo troppo acceso e insistito: Lukaku era tornato all’Inter per fare la primadonna. Non ci è riuscito e si è offeso.
Ma non se l’è presa con sé stesso. Ha preferito dare la colpa all’allenatore. Di cosa, non è dato saperlo. Ha preferito anche non parlare mai del perché abbia scelto di chiudere la cosa senza il dovuto rispetto nei confronti del club e dei tifosi. Ma ormai è tutto passato.
Eppure Lukaku sembra ancora aver voglia di raccontare il suo punto di vista, per giustificarsi. Il problema è che assume sempre una prospettiva distorta. O meglio: troppo soggettiva. Sa dire solo che lui fa sempre le scelte giuste. E che quindi lasciare a quel modo l’Inter è stata la cosa migliore.
Ancora non si sa perché non abbia ancora voluto dire che cos’è successo quando ha staccato il telefono e si è negato anche ai compagni di squadra. Ma sono cose passate. L’Inter non deve provare più rancore verso il suo ex attaccante. Insieme abbiamo vinto e siamo stati felici, poi lui è andato via, ma l’Inter ha vinto lo stesso. All’Inter sono tutti felici. Lui dice di essere felice. E quindi non c’è motivo per avvelenarsi.
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