Il diktat di Oaktree sta passando sottotraccia e segna la fine dell’Era Marotta per come è stata fino ad oggi
Alla faccia del non cambierà nulla. Sta passando pressoché sottotraccia il diktat di Oaktree che vieta o quasi alla dirigenza – adesso come in futuro – di mettere sotto contratto calciatori non più giovanissimi e con ingaggi alti. Quello del fondo è un no netto agli svincolati, cioè a quelle operazioni che hanno consentito all’Inter di rimanere competitiva per i massimi traguardi nonostante le ristrettezze economiche e l’assenza di una proprietà vera.
Se la linea venisse confermata, sarebbe in sostanza la pietra tombale sull’Era Marotta per quella che è stata fino ad ora. Con Oaktree al comando già qualche mese prima della fine della stagione, i dirigenti interisti non avrebbero potuto chiudere le operazioni Zielinski (30 anni, un anno in più di Hermoso…) e Taremi (fra nove giorni farà 32 anni), due calciatori che hanno superato la soglia dei trenta e che gudagnano tanto, rispettivamente 4-4,5 milioni e 3-3,5 milioni netti.
Probabilmente sarebbe stato bloccato pure il rinnovo di Mkhitaryan, come sicuramente bocciato il suo arrivo nell’estate 2022. Idem i ritorni di Sanchez e Arnautovic l’anno passato, e tre anni fa l’acquisto di Dzeko, il quale firmò da 35enne un biennale da 6 e 5 milioni (!).
L’Inter come il Milan: con Oaktree sarebbe saltato anche l’affare Thuram?
Il cambio di strategia con Oaktree è da un lato giusto e, per certi versi, prevedibile perché un fondo ha come principio l’abbattimento dei costi. Ma allo stesso tempo ‘pericoloso’ per la competitività della squadra.
L’Inter rischia di diventare come il Milan di Cardinale, riempiendosi col tempo di mezzi giocatori promossi dalla proprietà solo perché sotto i trent’anni e non troppo impegnativi lato ingaggio. Il tema, poi, è e sarà anche quello delle commissioni: quale sarebbe stato il parere di Oaktree in merito agli 8 milioni di oneri accessori necessari per chiudere l’affare Thuram?