Il pensiero del presidente dell’Inter sulla delicata questione stadi in Italia, ancora troppo legata alle difficoltà burocratiche non così intense in altri paesi europei
Non è qualcosa di nuovo. Anzi, al contrario, si tratta di una tematica su cui buona parte dei rappresentanti dei club italiani si sono espressi nel recente passato. E verosimilmente continuerà a far parlare di sé anche in futuro, perché tanti segnali lasciano intendere che le circostanze non cambieranno da un giorno all’altro e non a stretto giro di posta.
Un gran peccato per quanti hanno invece voglia di assistere al cambiamento, in positivo, nella gestione delle risorse e nella qualità degli investimenti interni al settore calcistico. Soprattutto quelli relativi agli stadi, tasto dolente per tante grandi realtà nostrane fra cui anche la stessa Inter.
Come noto, infatti, i nerazzurri da tempo inseguono il sogno di giocare le proprie partite interne in uno stadio di proprietà, coi discorsi per la rivalutazione dell’area di San Siro mai del tutto tramontati. L’idea primaria resta comunque quella di spostare il tutto in provincia, nell’area designata dal Comune di Rozzano, per unire l’avanguardia del progetto all’accessibilità dell’impianto mantenendo altresì intatto l’impatto ambientale. Tutto questo tuttavia ammette ancora enormi difficoltà sul piano burocratico, soprattutto in Italia.
Ad averne dato certezza è stato il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, in un recente intervento speciale al TG2: “Le società calcistiche sono andate incontro ad una trasformazione, oggi si poggiano tutte su un modello di business preciso. Non c’è bisogno soltanto di tradizione e competenza, ma anche tanta innovazione. E noi dobbiamo adeguarci nel seguire questo trend”, ha raccontato in prima battuta.
“Un passo importante sta nell’aumentare gli introiti al botteghino nei giorni delle partite. Qualcosa che qui in Italia non possiamo fare bene perché non abbiamo strutture adeguate come nel resto d’Europa”, ha poi aggiunto posizionando il primo segnalino negativo su ciò che penalizza il livello d’intrattenimento calcistico nel nostro paese.
“In Italia la burocrazia è davvero complicata. In Inghilterra sono riusciti ad abbattere uno stadio storico come Wembley. Qui prima di procedere ad una cosa del genere si fanno molti giri, c’è tanta lentezza. Con un miglioramento si potrebbero coinvolgere anche più investitori“, ha infine concluso il presidente lanciando una potenziale soluzione definitiva al problema che attanaglia l’Inter, come tanti altri club italiani, sulla delicata questione stadi.
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