Emerge del ‘servilismo’ fra le file nerazzurre nei rapporti fra la società e la tifoseria organizzata della Curva Nord, ecco la prima analisi del Gip a margine delle deposizioni del dirigente Silva
Diciannove arresti complessivi hanno macchiato indelebilmente l’ennesima triste pagina del calcio italiano. Ciò che è emerso dai primissimi dati in mano alla Procura della Repubblica è la forte presa di posizione da parte della tifoseria organizzata della Curva Nord nerazzurra in una serie innumerevole di opere illecite di stampo mafioso che, perpetrate nel corso del tempo, avrebbero messo in ginocchio anche l’Inter dall’interno.
Stando alle ricostruzioni del Gip, su ordinanza dei PM nella maxi inchiesta per associazione a delinquere promossa da Polizia e Guardia di Finanza, il dirigente addetto ai rapporti con la tifoseria Massimiliano Silva avrebbe messo a verbale una serie di dichiarazioni dal grande peso specifico che possono fare ulteriore chiarezza sulla vicenda. Dalle sue parole, emerge infatti una condizione di ‘servilismo’ da parte della società nerazzurra nella persona dello stesso Silva nei confronti degli alti rappresentanti della Curva Nord.
“Silva conferma l’inadeguatezza dell’organizzazione del rapporto con le tifoserie e questo sistema ha permesso cospicui guadagni a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata”, si legge all’interno del comunicato del Gip reso pubblico da ‘ANSA’.
Un sistema, come specificato, a cui faceva capo soprattutto il capo ultrà Marco Ferdico il quale, con toni netti, aveva più volte ribadito a Silva che sarebbe stato l’unico interlocutore della tifoseria con cui la società avrebbe potuto avere a che fare per sbrogliare qualunque tipo di questione. Anche gli incontri avvenuti fra il dirigente nerazzurro e Ferdico non ammettevano presenze esterne, a meno che non si trattasse dell’ex addetto alla sicurezza e noto bodyguard Matteo Norrito, anch’egli finito in carcere.
Oltretutto, in tempi non tanto remoti, lo stesso Ferdico aveva portato con sé un soggetto non conosciuto fino a quel momento, sulla trentina d’anni, definito come “il cugino di sua moglie”, ha raccontato ancora ‘ANSA’. Trattavasi di Antonio Bellocco, esponente della ‘Ndrangheta rimasto ucciso in una faida con l’altro ex capo ultrà nerazzurro Andrea Beretta poche settimane fa. Un mix di circostanze e imposizioni che hanno dunque favorito la “definizione degli interessi” della Curva Nord nel tentativo di condizionare e sottomettere in uno stato di ‘sudditanza‘ la vita delle società calcistiche, ha infine concluso il Gip. Al centro dell’inchiesta anche l’analisi sull’infiltrazione di modelli organizzativi illeciti nella gestione dei biglietti, dei parcheggi e del merchandising.
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