Un fatto increscioso o una futile questione apparente? Si parla di un fatto accessorio. O, meglio, di un vero e proprio accessorio
L’Inter vive ore di apprensione a causa del suo tifo organizzato. Il problema è enorme e realmente preoccupante, quantunque la società possa dirsi del tutto estranea a ogni ipotesi di reato. C’è però chi si concentra sugli aspetti più apparenti e relativi. Su una cover. Letteralmente di una “copertina”, cioè di un rivestimento.
Una cover, dicevamo: uno degli oggetti più accessori che sia possibile figurarsi. Qualcosa di marginale e, a suo modo, superfluo. Ha senso parlarne? C’è chi, nel marasma generale, ne fa addirittura una questione fondamentale, quindi di sostanziale. Il rischio è che fermandosi a tali aspetti non si riesca più a osservare la situazione dalla giusta prospettiva, a contemplare il problema in sé.
Il contesto è la recente inchiesta che ha portato all’arresto di diciannove capi ultras delle due squadre milanesi: Inter e Milan. L’inchiesta ipotizza vari reati, tra cui figurano estorsione, fabbricazione di documenti falsi, accesso abusivo a sistemi informatici e lesioni. E non è tutto, purtroppo: alcuni degli indagati sono accusati di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, con presunti legami con la ‘Ndrangheta.
C’è del marcio in curva. E nessuno dovrebbe stupirsi più di tanto di tale scoperta. La speranza, da parte dei tifosi veri, dovrebbe solo essere quella che, a questo giro, si possa dare sul serio una bella ripulita all’intero sistema.
Ravezzani contro Viola: “Un fatto davvero increscioso“
Invece di confrontarsi su tali aspetti, sui social, in tanti si sono dedicati a sterili polemiche, puntando il dito contro il procuratore Marcello Viola. Tutto per via della cover del suo cellulare, che alcuni ritengono possa mettere in dubbio la sua imparzialità. Sulla cover sfoggiata da Viola campeggiava infatti proprio il logo dell’Inter, squadra di cui il magistrato è notoriamente un grande tifoso.
Inevitabilmente diversi utenti sui social hanno cominciato a contestagli un supposto conflitto di interessi: può un procuratore dalla dichiarata fede calcistica lavorare su una così delicata operazione che riguarda direttamente il club nerazzurro? Per serietà, è bene rifiutarsi di offrire una risposta a una domanda del genere.
Intanto, però, anche voci più autorevoli si sono applicate sulla questione. Per esempio il noto giornalista sportivo Ravezzani, che sui social ha subito bastonato Viola, ricordando il fatto accaduto lunedì, in conferenza stampa. Ovvero che si sia presentato con una cover del telefono con il logo dell’Inter.
“Ne avevo viste tante nella vita, ma mi mancava un procuratore generale che si presenta in conferenza stampa con la cover al telefonino di una società coinvolta (seppur senza ipotesi di reato) in un’inchiesta“, scrive il giornalista.
Una delle prime risposte al tweet del giornalista prova a ridimensionare, giustamente, l’accaduto: l’utente paolabottelli scrive: “Pazienza, non è grave in nessun caso. Però è una ingenuità“. Al che Ravezzani ribatte: “Concordo. Ma resta un fatto davvero increscioso per la sua credibilità. E mi spiace“.
Ne avevo viste tante nella vita, m mi mancava un procuratore generale che si presenta in conferenza stampa con la cover al telefonino di una società coinvolta (seppur senza ipotesi di reato) in un’inchiesta.
— Fabio Ravezzani (@FabRavezzani) September 30, 2024
Concordo. Ma resta un fatto davvero increscioso per la sua credibilità. E mi spiace.
— Fabio Ravezzani (@FabRavezzani) September 30, 2024
Addirittura un fatto davvero increscioso. L’incresciosità è altrove. La gravità di tale questione sarà giudicata proprio grazie al dottor Viola, colui che ha partecipato attivamente al maxi-blitz coordinato dalla Procura di Milano che ha portato all’arresto degli ultras.