Al di là delle possibili conseguenze sportive e non solo, l’inchiesta sulla Curva Nord rappresenta un danno di immagine enorme per l’Inter
La posizione dell’Inter in merito all’inchiesta che ha azzerato i vertici della Curva Nord, e di quella Sud del Milan, non può lasciare tranquilli i tifosi interisti. Soprattutto alcuni tesserati.
“Siamo parte lesa”, ha detto Marotta prima della sfida di Champions con la Stella Rossa. Ma da quello che emerge dalla Procura di Milano, l’Inter parte lesa sembra esserlo fino a un certo punto. Nella richiesta di custodia cautelare per gli ultrà tratti in arresto, i Pm Storari e Ombra asseriscono senza mezzi termini che il club “di fatto finanzia” il business illegale di Ferdico e soci.
Nell’Inter, scrivono sempre i Pm, ha preso piede “una cultura di impresa e un modo di gestire e di condurre l’azienda, un contesto ambientale intessuto di convenzioni anche tacite, radicate all’interno della struttura della persona giuridica, che hanno di fatto favorito, colposamente, soggetti indagati per gravi reati che sono stati in grado di infiltrarsi nelle maglie della struttura societaria”.
Evidentemente tutto ciò col timore di ripercussioni fisiche (nel vero senso della parola, visto che ci mezzo c’è la ‘ndrangheta e ci sono scappati due morti dopo l’uccisione del capo ultrà Bellocco) e ambientali (da contestazioni ad assenza di tifo, vedi la telefonata di Inzaghi con Ferdico prima della finale di Coppa Italia), ma anche strettamente amministrative e sportive (gli ultrà avrebbero potuto compiere qualche gesto all’interno del ‘Meazza’ per far sanzionare la società con multe o partite a porte chiuse).
Inchiesta ultrà, danno di immagine enorme per l’Inter: Marotta e le decisioni forti di Oaktree
Al di là della tesi difensiva dell’Inter nonché delle conseguenze penali e sportive, che potrebbero esserci ma anche no, il danno di immagine che sta subendo il club è enorme. Così enorme che non si possono escludere ‘terremoti’ societari, decisioni forti da parte di Oaktree. Se è la fine dell’Era Marotta? Difficile dirlo, certo è che qualcuno dovrà pur ‘pagare’. Chi lo vedremo presto.
D’altronde come ha giustamente scritto Stefano Olivari sul ‘Guerin Sportivo’, “per una proprietà americana non è nemmeno concepibile che i dirigenti, gli allenatori e i giocatori di un club abbiano rapporti con gli ultras, anche soltanto per il quieto vivere, cosa che invece è nel DNA di una proprietà o di una dirigenza italiana. Non perché gli americani siano onesti e noi no, ma perché per chi vuole fare business l’immagine conta più dei risultati sul campo. Per questo non occorre aspettare condanne che magari nemmeno ci saranno, perché gli effetti extragiudiziari sui singoli ci saranno a prescindere“.