Tiene banco il caso che ha coinvolto la parte più accesa del tifo nerazzurro: ecco le conseguenze delle intercettazioni telefoniche
Recentemente affrontatisi sul campo, in un derby che ha visto prevalere a sorpresa i rossoneri, arrivato alla stracittadina senza i favori del pronostico, ma nuovamente unite nel progetto di uno stadio comune dopo l’accantonamento dei disegni personali di un impianto di proprietà, Inter e Milan sono nuovamente finiti insieme nel frullatore mediatico.
Colpa delle intercettazioni telefoniche impugnate dalla Procura milanese, che con Squadra Mobile e Guardia di finanza ha emesso 16 misure di custodia cautelare in carcere, di cui tre ai domiciliari. Per ora nel mirino delle autorità giudiziarie ci sono finiti solo i tifosi, quelli del tifo organizzato della Curva Nord.
La Procura ha già configurato un giro d’affari gigantesco che partiva dai parcheggi durante le gare dell’Inter, con estorsioni da 4 mila euro al mese, pressioni sul catering del Meazza, racket sugli ambulanti dei panini fuori dallo stadio, per finire alle birre scontate e rivendute per fare cassa.
La parte del leone, in un giro d’affari che potrebbe esser stato anche di milioni di euro, è stata però fatta dall’attività di bagarinaggio relativa ai biglietti, con particolare focus su alcune chiamate – almeno una delle quali indirizzate al tecnico Simone Inzaghi – con pressioni fatte per ottenere più tagliandi in vista della finale di Coppa Italia, prima di quella di Champions a Istanbul.
🗣#Marotta: “Inchiesta Curva Nord? Vorrei tranquillizzare i nostri tifosi, noi siamo parte lesa e non abbiamo nulla da temere. L’#Inter è una società integerrima, confidiamo nella magistratura e sul fatto che possa allontanare la criminalità dallo stadio” pic.twitter.com/ULZ75Dwb0t
— Interlive (@interliveit) October 1, 2024
Caso Ultras, in che modo è coinvolta l’Inter
Allargando il discorso alla parte rossonera della città, anche Davide Calabria – oltre allo stesso Inzaghi e al vicepresidente Javier Zanetti – potrebbero essere chiamati a testimoniare davanti al PM per chiarire la loro posizione in merito a presunti rapporti di connivenza con la malavita ultras.
Per ora la linea della Procura è quella di ritenere Inter e Milan ‘”parte lesa” e non coinvolti nell’indagine, ma comunque oggetto di un “procedimento di prevenzione”, con un contradditorio coi legali delle società“. Le due società sono disponibili a collaborare, ma devono fornire chiarimenti, per scongiurare una sorta di ‘amministrazione controllata’ dei rispettivi vertici.
A corroborare la tesi di un non coinvolgimento dei club – si era parlato di possibili conseguenze in termini di penalizzazioni da scontare in classifica, oltre che di salatisssime multe – arriva il parere di Pasquale Salvione, giornalista del ‘Corriere dello Sport’: “Ritengo che i club possano essere considerati vittime di questa situazione. Credo che sia difficile ipotizzare una penalizzazione o comunque un processo che porti alla condanna di Inter e Milan, poiché si tratta di reati difficilmente inquadrabili nell’ambito sportivo“.