Retroscena da brividi raccontato dall’esterno mancino dell’Inter nel corso della puntata speciale di ‘BSMT’, ecco perché il successo arriva sempre dopo tanto sacrificio: “Avevo pensato di smettere di giocare”
Non tutto ciò che oggi luccica appariva allo stesso modo in passato. In un mondo calcistico sempre più ricco, infatti, è facile incorrere nell’idea che un calciatore possa aver costruito il proprio successo partendo da basi già piuttosto solide. Nella realtà dei fatti queste circostanze compaiono soltanto in rarissimi casi.
Perché spesso è il talento, all’inizio della carriera, ciò che realmente prevale. Anche quando si ha poco con sé, se non una manciata di sogni nel cassetto. Ne è la dimostrazione lampante anche Federico Dimarco, oggi uno dei calciatori più forti internazionalmente riconosciuti e membro saldo delle linee nerazzurre dell’Inter di Simone Inzaghi.
Prima di arrivare a vincere uno Scudetto, sfiorare la vittoria della finale di Champions League e porre in bacheca altri numerosi successi di squadra, infatti, il calciatore frutto del percorso nelle giovanili dell’Inter ha dovuto costruirsi da sé il proprio cammino. Non senza qualche momento di incertezza, di sbandamento, di difficoltà. Dimarco ha raccontato di questo e molto altro nel lungo intervento per la puntata speciale del talk-show ‘BSMT’ di Gianluca Gazzoli, andato in onda sull’omonimo canale YouTube.
A seguito delle primissime esperienze in prestito con le maglie di Ascoli ed Empoli, il giovane Dimarco era stato ceduto dall’Inter al Sion nella speranza che potesse slanciare la propria carriera nel professionismo.
Un prematuro infortunio al metatarso gli aveva tarpato le ali per quattro lunghi mesi: “Quando sono rientrato era cambiato l’allenatore, la stagione stava andando male. Il presidente ci chiese persino di trascorrere una settimana in mezzo alle forze speciali francesi“, ha raccontato ‘Dimash’ in un misto fra serietà e sorrisi da incredulità. “Sette ore di autobus, sveglia alle 6, chilometri di marcia e mangiavamo nelle scatolette. Ci facevano persino sparare. Dovevamo andare altrimenti non ci pagava”, ha quindi ammesso.
Un vissuto assurdo per uno sportivo, si potrebbe pensare. Ma il peggio era arrivato alla notizia della perdita del primo figlio, avuto a 19 anni con la sua attuale moglie. “Dopo tutte queste cose orribili avevo pensato di smettere di giocare. Chi me la faceva fare? Poi però mi sono guardato dentro e mi sono imposto di far ricredere quanti non puntavano su di me“. Da quel momento in poi, tutto in ascesa. Sempre e comunque con grandissimo spirito combattivo. Lo stesso che gli ha permesso di ritornare all’Inter, di stupire Antonio Conte e far innamorare, in senso metaforico, anche Inzaghi. Questo è Federico Dimarco.
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