Stanno creando scalpore le dichiarazioni del numero uno del mondo: il campione torna sullo scottante caso Clostebol in attesa del giudizio definitivo
Sul campo non c’è partita. Quando si tratta di affrontare gli avversari sul rettangolo di gioco, qualunque sia la superficie, Jannik Sinner è praticamente imbattibile. Almeno questo ha detto, finora, un 2024 che definire scintillante appare addirittura riduttivo.
Quando mancano, in un calendario sempre più denso di impegni considerando anche la Final Eight di Coppa Davis in quel di Malaga, ancora i tornei di Parigi-Bercy e le Nitto ATP Finals di Torino, il nativo di San Candido ha già messo in cascina 7 tornei, tra cui i 2 Major di apertura e chiusura del circuito.
Già certo di conservare la leadership nella classifica mondiale per lo meno fino al gennaio 2025, l’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill ha consolidato a suon di vittorie la vetta del ranking, conquistata ufficialmente lo scorso 10 giugno.
Con un bilancio che nel 2024 dice 65 vittorie e sole 6 sconfitte, il fuoriclasse altoatesino è stato più forte delle difficoltà. Più forte del caso doping. Più forte delle tante, troppe illazioni fatte sul suo conto nonostante l’ITIA, attraverso un tribunale indipendente, lo abbia di fatto prosciolto da tutte le accuse in una vicenda che ha dell’incredibile. Per quanto non del tutto nuova anche nel mondo del tennis professionistico moderno.
Com’è noto la WADA ha presentato ricorso contro la sentenza emessa dall’International Tennis Integrity Agency, chiedendo che il caso venga riaperto e riesiminato in vista di una possibile squalifica che potrebbe essere addirittura di due anni. Dopo aver aspettato pazientemente il verdetto ‘di primo grado‘, Sinner pareva poter tornare a pensare solo agli impegni di campo.
La sorprendente decisione della WADA ha di fatto ripiombare Jannik in una sorta di incubo. Mediatico e non. Uno stato mentale non certo facile, che però il campione sta affrontando come meglio non avrebbe potuto.
Intervistato in esclusiva dal Direttore di Sky Sport Federico Ferri, Sinner ha raccontato come e quanto siano stati difficili questi mesi – e chissà quanti altri ne dovranno passare, considerando che la sentenza del TAS di Losanna non arriverà prima di gennaio 2025 – con la spada di Damocle della vicenda Clostebol che ancora pende sulla sua testa.
“Agli Us Open il caso era già di dominio pubblico e ho cambiato il mio programma di allenamento. Mi sono allenato di sera, così ci sarebbe stata meno gente. Mi guardavo intorno per osservare gli sguardi degli altri per capire cosa pensassero veramente. Mi sono fatto tante domande. In fondo sono convinto che niente succede per caso, e forse questo è successo proprio per capire chi è tuo amico e chi non lo è“, ha esordito Jannik.
“Ho capito che ci sono tanti giocatori che non pensavo fossero miei amici e lo sono e c’è una quantità abbastanza grande che pensavo fossero amici e invece non lo sono. E a me questo alla fine non dico che mi ha fatto bene, però mi ha fatto capire tante cose. Sono contento di come l’ho gestita perché era molto difficile. Sono felice quando vado in campo e mi metto il cappellino, in campo mi sento al sicuro“, ha concluso un Sinner che, a dispetto di tutto e tutti, è sempre più forte di testa.
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