Incertezze difensive, nervosismo e sfiducia. L’Inter sembra aver paura: non è più la squadra dominante dello scorso anno
Troppe disattenzioni in difesa. Lo dicono i dati. Nelle prime dieci partite di Serie A, i nerazzurri hanno subito 13 reti. Un dato preoccupante rispetto ai numeri della scorsa stagione, quando dopo le prime dieci giornate i goal incassati erano stati solo 5: meno dalla metà. Contro l’Empoli è andata bene. I nerazzurri di Simone Inzaghi hanno segnato 3 reti e hanno mantenuto la porta inviolata, ma hanno anche giocato contro una squadra in dieci uomini da metà del primo tempo.
La fotografia della crisi è Inter-Juve della scorsa settimana, quando la squadra in vantaggio di 2 reti, dopo aver recuperato dall’1-2 parziale, si è persa in un bicchier d’acqua. I nerazzurri hanno sbandato troppo nel finale, quando avrebbero dovuto gestire. Per troppa foga di dimostrare superiorità o per eccesso di sicurezza, si sono esposti all’aggressione bianconera, senza riuscire a reagire… Finora sono già 5 i punti persi per goal subiti negli ultimi minuti.
Nella passata stagione l’Inter era solida in difesa e propositiva in attacco. Ma quando qualcosa sembrava non funzionare (come contro le squadre più chiuse), la squadra sapeva interpretare le gare con maturità, senza innervosirsi, aspettando l’occasione giusta. Quella sicurezza sembra oggi lontana.
I goal subiti in questo avvio di stagione hanno minato le basi dell’architettura del gioco della squadra. Per risolvere il problema delle disattenzioni, l’Inter ora tende a mordere il freno quando non dovrebbe. Come ha notato giustamente Bergomi a SkySport, sembra che l’Inter abbia paura.
“L’Inter ha paura di rischiare la giocata, ora si sente vulnerabile nelle ripartenze“, ha spiegato l’ex capitano dell’Inter e oggi opinionista sportivo. Ed è vero. In questa fase, però, è impossibile fare diversamente. Prima di tornare a esprimere spregiudicatezza, l’Inter deve riscoprirsi solida.
L’Inter crea ancora tanto, in ogni partita, ma prende troppi goal. Ma il problema non è la difesa in sé: è come difende. Sembra molle, talvolta pigra o completamente distratta. In altri casi ha peccato di presunzione. E su quest’ultimo aspetto si può intervenire subito, proprio cercando di ammettere la propria fragilità. Quindi la vulnerabilità di cui parla Bergomi non va intesa come una fisima o una distorsione prospettica dettata dalla paura: è qualcosa che l’Inter sta affrontando davvero.
Contro la Juve l’Inter è apparsa come una squadra scollegata fra i reparti, dove i centrocampisti non difendono e i difensori si fanno trovare fuori posizione per il pressing o per la costruzione. Andando più a fondo, l’Inter non sembra più in grado di essere precisa nelle distanze fra difesa e centrocampo. Permette troppo spesso agli avversari di imbucare e lascia chi resta dietro senza protezione.
Sembra anche esserci un problema nel come si muove la palla: lo scorso anno i passaggi erano più veloci e precisi. E poi c’è chi è ancora fuori condizione, come Lautaro. E spesso manca anche l’approccio.
La carta d’identità di certi giocatori è invece un problema relativo. Non sono infatti i giocatori in sé a sbagliare, ma è la squadra nel suo insieme, con il suo atteggiamento e con il modo di interpretare le partite. Una volta davanti a Sommer c’era un muro difensivo, oggi passano troppi palloni e lo svizzero ha mostrato di non essere un portiere infallibile. La paura, quindi, deve esserci, almeno in questo momento.
Ritrovando il massimo della forma, potrebbero tornare anche gli equilibri e con loro la sicurezza e la fluidità di gioco. Per ora, invce, ha senso mordere un po’ il freno e avere rispetto di ogni tipo di avversario.
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