Un tedesco al posto di Inzaghi: se il piacentino è a fine ciclo, come qualcuno continua a insinuare, Oaktree ha una preferenza
Dopo la vittoria contro l’Arsenal, il nome di Simone Inzaghi è tornato a essere accarezzato da varie big europee come soluzione ai loro problemi di gioco o di risultati. Ormai il tecnico dell’Inter è un allenatore di caratura europea, rispettato dall’Inghilterra alla Spagna. Non è un mistero che il Manchester United abbia lo abbia considerato e continui a considerarlo per affidargli il posto da manager.
Soprattutto in Premier continuano ad aumentare gli ammiratori del tecnico piacentino crescono, tanto che non si può escludere un addio all’Inter al termine della stagione. Lo stesso Inzaghi ha messo le mani avanti, spiegando che a Milano sta benissimo ma che la Premier è un campionato che lo intriga. Per la società nerazzurra, comunque, al momento Inzaghi è intoccabile. Lo ha ribadito anche Marotta, con le solite dichiarazioni di palese soddisfazione.
Potrebbe però succedere di tutto da qui a fine stagione. Non vincere lo Scudetto, per Inzaghi, sarebbe grave: si tratterebbe del terzo fallimento in Serie A in quattro anni. Dovesse al contrario far bene sia in Italia che in Europa, lo stesso allenatore potrebbe decidere di voler affrontare una nuova sfida.
E chi potrebbe mai arrivare al suo posto? Se Marotta dovesse restare al comando della società, l’eventuale sostituto di Inzaghi sarebbe probabilmente un italiano. A oggi, uno dei nomi più apprezzati è quello di Palladino. Mentre sembra ormai poco fattibile la strada che porta ad Allegri. L’ex Juve pretenderebbe un ingaggio molto alto e poi risulterebbe incompatibile con le esigenze di Oaktree: valorizzare i calciatori giovani.
E a proposito di Oaktree: Cano e soci potrebbero anche proporre dei nomi a loro graditi: un manager adatto a lavorare con squadra che non devono per forza basarsi sulla presenza di campioni, abituato a valorizzare i giovani e comunque in grado di dare continuità di gioco e, soprattutto, risultati dopo il lavoro di Inzaghi.
In tal senso potrebbe uscir fuori il nome di Marco Rose, tedesco del Lipsia di cui si parla molto bene. Mesi fa fu accostato pure al Milan. Il classe ’76, è un ex difensore. Ha giocato nel Lokomotive Lipsia, nell’Hannover 96 e poi nel Mainz 05. Proprio nella seconda squadra del Mainz ha cominciato ad allenare nel 2010 per poi passare un anno al Locomotive Lipsia. Dal 2013 al 2015, il tedesco ha allenato i ragazzi dell’U16 del Red Bull Salisburgo. Il biennio successivo è stato il mister dell’U18 e nel 2017 è passato alla squadra maggiore.
Dal 2017 al 2019 ha dunque guidato il Red Bull Salisburgo nella Bundesliga austriaca. Nella sua prima stagione, la squadra ha vinto il campionato e ha raggiunto le semifinali dell’Europa League, battendo prima il Borussia Dortmund e poi la Lazio. Nella stagione seguente, il RB Salisburgo ha iniziato il campionato con dieci vittorie consecutive e in Europa League ha raggiunto i quarti di finale (contro il Napoli).
Durante la sua esperienza come allenatore del Salisburgo Rose non ha mai perso una partita in casa. Nel 2020 è stato assunto dal Borussia Monchengladbach, poi è passato al Borussia Dortmund. Dal 2022 è il manager dell’RB Lipsia (con cui ora è secondo in classifica).
Rose punta molto sul movimento e sul’intensità. Vuole che i giocatori corrano parecchio e che giochino con disinvoltura la passa, impostando passaggi veloci e aggredendo con pressing alto. Il suo gioco veloce e dinamico ricorda un po’ quello di Inzaghi, soprattutto in costruzione dal basso, anche se Rose preferisce che il gioco si sviluppi in verticale, senza allargarsi.
Per anni ha giocato con un 4-4-2, nel corso delle ultime stagioni ha sperimentato varie volte il 4-3-3, il 4-2-3-1 e il 4-3-1-2. Le due punte sono dunque il suo marchio distintivo. Rispetto a Inzaghi, il tedesco evita di dare troppa libertà ai difensori: li vuole fissi e concentrati nelle posizioni di retroguardia.
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