Perché l’Inter, a dicembre e appena cinque mesi dopo la firma fino al 2026, dovrebbe ragionare già su un altro rinnovo?
Siamo rimasti un po’ spiazzati dalla prima pagina de ‘La Gazzetta dello Sport’ di questa mattina. Sembra sia stata fatta da Simone Inzaghi in persona, o da chi gli è vicino dato che è un gran bello spot per il tecnico piacentino. Uno spot di cui, francamente, non sentivamo il bisogno e che serve poco allo stesso Inzaghi, il cui lavoro è ormai conosciuto e apprezzato pure a livello internazionale.
Di sicuro non gli sarà utile per strappare il maxi rinnovo fino al 2028 a cui ambisce, come ha di fatto confermato nella conferenza pre Inter-Como: “È un desiderio. Questo è il quarto anno, poi quando sto bene in una società come quello che sta accadendo qui, ne sono gratificato. Mi piacerebbe restare per altro tempo ancora”.
La domanda sorge spontanea: perché l’Inter, a dicembre, dovrebbe ragionare sul prolungamento di Inzaghi? E infatti parliamo di aria fritta, perché non è il momento e non c’è la necessità – figuriamoci poi un rinnovo di altri due anni… – considerato che il mister ha rinnovato appena cinque mesi fa fino al 2026, con annesso aumento di stipendio a circa 6,5 milioni netti.
Preme ricordare, però, che la sua richiesta iniziare era un triennale, e forse una parte fissa superiore. Alla fine ha dovuto accettare la linea societaria, soprattutto di Oaktree appena insediatosi, firmando per solo un altro anno considerato che il contratto precedente scadeva a giugno 2025.
Inzaghi ha ingioiato il rospo, comunque un rospo dolce date le cifre, senza sapere che avrebbe dovuto ingoiarne un altro poco dopo. Ovvero il no del fondo californiano all’acquisto di un difensore pronto ed esperto, nello specifico di Hermoso. L’argomento è tornato di tendenza a causa dei continui guai fisici di Acerbi, con de Vrij – in forte dubbio per domani – costretto agli straordinari.
Con quel no Oaktree ha messo la sua bandiera e imposto di prepotenza la sua strategia, del tutto opposta a quella di Marotta, che prevede(rà) di puntare quasi esclusivamente sui giovani (poco costosi e rivendibili) e non più su calciatori esperti e ultra trentenni, in scadenza o meno ma con lo stipendio alto.
Essa restringe di molto il raggio d’azione dei dirigenti. E al di là delle parole per metà di facciata come quelle dette in conferenza – “Nessuna preclusione sui giovani” – non piace per nulla a Inzaghi poiché rischia di ridimensionare il valore della squadra nell’immediato. E come dargli torto, visto che coi giovani alla Palacios sarebbe difficilissimo per chiunque tenere l’Inter ai vertici.
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