Generano perplessità le recenti dichiarazioni del difensore nerazzurro, pronunciate in relazione al crescente impiego dei calciatori
Che nelle ultime stagioni sportive i club abbiano dovuto far fronte ad un crescente numero di impegni ufficiali è un dato di fatto. E se dal punto di vista dei tifosi e degli appassionati questo si traduce in un maggiore spettacolo, da quello degli addetti ai lavori preoccupa non poco.
Sempre più calciatori, infatti, hanno lamentato nei confronti delle istituzioni internazionali – specie l’UEFA, in Europa – la mancanza di salvaguardia della propria condizione fisica, troppo spesso ammorbata da sovraffaticamento e continui infortuni.
Una situazione che non è migliorata nel tempo, anzi. Dalla prossima estate, ci sarà persino il Mondiale per Club ad infierirci su. Non è ancora noto quel che verrà dopo: se ci sarà chi, in segno di protesta, sarà disposto a mettere in moto qualche nuovo meccanismo. Intanto, però, in molti continuano a far sentire la propria voce.
Non ultimo il difensore centrale dell’Inter, Alessandro Bastoni. Il quale, proprio di recente, ha espresso il proprio pensiero sulla questione del maxi-impiego stagionale. Che non soltanto inficia sulla salute, ma anche sulla qualità della vita nella sfera personale.
Bastoni contrario ai troppi impegni: “Senza tempo per la famiglia”, ma fa discutere
“Per la gente, il concetto di sacrificio è legato a chi – come il muratore o l’operaio – si sveglia alle sei di mattina per andare a lavorare. A noi, però, nessuno ridà indietro il tempo che perdiamo sul campo”, ha ammesso in primo luogo Bastoni nel podcast di Alessandro Cattelan.
“Giochiamo così tanto da trascurare famiglia, moglie e figli. Ho una figlia che compirà tre anni fra poco, ma la sto vedendo crescere attraverso i video che mi manda mia moglie. Non è il massimo”, ha poi aggiunto.
Queste parole hanno però generato molta perplessità fra la gente comune e sulle pagine di diversi portali d’informazione. Secondo ‘Tuttomercatoweb’, è proprio entrato “nell’occhio del ciclone”.
Perché, come noto, lo stipendio di un calciatore supera di gran lunga quello di qualsiasi altro lavoratore. Contando, poi, che la vita lavorativa di uno sportivo, in generale, dura comunque meno di quella di molte altre categorie.
Bastoni, in ogni caso, chiede in rappresentanza di una larga fetta di colleghi soltanto una manciata di tempo in più da dedicare agli affetti. Nulla che non ecceda il suo diritto di godere, come vale per chiunque altro, della medesima libertà in una fascia d’età preziosa, a cavallo fra i venti e i trent’anni.