FIFA messa alle strette dalle imposizioni fiscali statunitensi in vista della maxi competizione internazionale, a pagare potrebbero essere i club
Fra poco meno di due mesi prenderà il via la prima edizione del rinnovato Mondiale per Club. Una competizione modernizzata dalla FIFA con l’obiettivo di riunire tutte le più prestigiose realtà calcistiche internazionali in un solo, grande scenario. E la promessa, logica, di generare spettacolo.
Difficile immaginare il contrario. Fra le partecipanti, del resto, ci saranno praticamente tutte le big europee. Le quali, nella maggior parte dei casi, affronteranno per la prima volta nella loro storia rivali di altri continenti. Basti pensare all’Inter, destinata a vedersela con gli argentini del River Plate, oppure alla Juventus, nel faccia a faccia con l’Al-Ain.
Tutto l’entusiasmo generato dalla rivelazione degli accoppiamenti e degli stadi che ospiteranno la competizione negli USA, però, ha fatto presto spazio a timore e preoccupazione. Dati dal fatto che il carico di lavoro sui calciatori, dopo aver vissuto una stagione piuttosto intensa, potrebbe diventare davvero estremo all’aggiungersi di ulteriori partite.
Queste paure sono poi state in parte smorzate dalla Federazione Internazionale qualche mese fa, mediante un escamotage piuttosto coinvolgente. Legato, stavolta, al montepremi.
A mezzo di una nota ufficiale, infatti, è stato rivelato che la competizione varrà circa un miliardo di dollari. Di cui 125 milioni destinati alla vincitrice. Trattasi del premio monetario più elevato mai messo in palio all’interno di un simile scenario.
Lo scorso marzo, il presidente Gianni Infantino ha incontrato due volte a Washington il neoeletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con la finalità di trovare un accordo finanziario multi-tematico. Dalla creazione di nuovi posti di lavoro, passando per le garanzie sulla materia fiscale. Ad oggi, però, dell’accordo neppure l’ombra.
Grosso dilemma fiscale negli USA, Infantino cerca l’accordo con Trump
Se la stretta di mano fra Infantino e Trump non dovesse mai arrivare, il generoso montepremi da un miliardo di dollari si sgretolerebbe. Favorendo, da un lato, le autorità fiscali statunitensi e penalizzando, dall’altro, i club partecipanti.
Una larga fetta dovrebbe infatti esser versata nelle casse governative direttamente dalla FIFA, nel rispetto della normativa fiscale vigente su suolo americano.
Mentre le singole realtà internazionali potrebbero andare incontro ad una duplice tassazione, comprensiva delle imposte regolamentate dal regime vigente nel proprio paese d’origine e dettata, per quel che rimane, dal luogo specifico di disputa delle singole partite.
Negli USA, infatti, ogni Stato membro impone una tassazione differente. Giocare in California, in altri termini, non sarebbe lo stesso che giocare in Ohio, piuttosto che in New Jersey. Questo si tradurrebbe in decine di milioni bruciati, con alcuni club più penalizzati rispetto ad altri.
Infantino si è comunque detto fiducioso di riuscire a trovare una rapida soluzione che coniughi la sostenibilità del progetto alla equa distribuzione delle imposte. Urgono, insomma, delle agevolazioni specifiche.