Inzaghi non incide nei momenti difficili della squadra, che manca di un piano alternativo. Il flop delle seconde linee e il mercato che non ha dato nulla
L’Inter ha buttato uno Scudetto quasi come nel 2022, una stagione che ha delle similitudini con questa che sta per terminare. Come tre anni fa, la rosa è per metà da rifare tra contratti in scadenza e calciatori anziani e logori.
Come tre anni fa, Inzaghi è stato costretto a fare a meno, e a lungo, di elementi indispensabili, da Acerbi a Calhanoglu passando per Dumfries fino a Thuram. Si può citare pure Dimarco, da tre mesi a questa parte la brutta copia di se stesso.
L’Inter di Inzaghi senza un piano B
Come tre anni fa, Inzaghi ha confermato di non essere in grado di incidere nei momenti, come questi, in cui la squadra è in enorme difficoltà. Dopo quattro stagioni, la squadra non ha ancora un piano B, un’alternativa di gioco convincente quando è impossibile andare a mille all’ora. Non si deve giocare per forza, sempre e comunque, col 3-5-2 e coi medesimi principi.

Fin qui ha fatto un lavoro fantastico, saremmo dei pazzi a dire il contrario, però quando c’è da pescare il jolly per tirare fuori la squadra dalle sabbie mobili, questo jolly non lo tira mai fuori. Anche la gestione più scientifica ha bisogno ogni tanto di un colpo di genio, di una giocata da numero dieci capace di ribaltare il tavolo. Ecco, questa cosa gli è sempre mancata. Magari il jolly lo pesca col Barcellona, chissà…
Fattore Champions
Ogni stagione è comunque diversa dalle altre, in questa si aggiunge senz’altro il fattore Champions che ha appesantito non poco il calendario. L’Inter ha fatto un percorso straordinario sprecando una marea di energie a cominciare dalla fase a girone unico, fino al doppio confronto col Bayern che è stato pesantissimo pure sul piano mentale.
Fino in pratica all’altro ieri, Lautaro e compagni hanno giocato su tre fronti e fatto davvero gli straordinari. Il problema è che agli infortuni pesanti dei vari Dumfries e Thuram, senza dimenticare quello di Zielinski, si è aggiunto il rendimento a dir poco deludente delle seconde linee.
Le due squadre solo sulla carta
L’Inter ha due squadre, ma solo sulla carta perché quest’anno – ma per certi versi anche l’anno passato – le riserve hanno quasi tutte profondamento deluso. A cominciare da Frattesi, poi Taremi e Asllani. Che dire di Bisseck, una sciagura ogni volta che entra in campo.
Il mercato non ha dato nulla
Sarebbe servito una campagna acquisti più incisiva, invece con eccessiva spocchia Marotta e Ausilio hanno ritenuto che bastasse solo puntellare la rosa che aveva conquistato la seconda stella.
Certo, i paletti di Oaktree non sono stati di grande aiuto, anche se poi i 10/11 milioni per Palacios e i 15 per Martinez rappresentano errori (lo spagnolo è un portiere valido, ma non doveva essere una priorità) della dirigenza. Il mercato non ha dato nulla a Inzaghi, tralasciamo quello di gennaio con l’acquisto di una modesta riserva della Roma che ha sbancato ieri San Siro.
Per concludere con un’altra grande similitudine col 2022, il Napoli di Conte come il Milan di Pioli in grado di rimanere attaccato agli attributi dell’Inter, sfruttando alla lunga le debolezze dei nerazzurri. Lo Scudetto, allora come oggi, è meritato, ma l’Inter lo ha servito su un vassoio d’argento.